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Pozzo Leopoldo

porte montieriL’ingegnere francese Louis Porte, nella sua opera di riattivazione dei giacimenti minerari toscani si interessò particolarmente a quelli di argento e rame di Montieri. Cercò il filone della Troja dove in epoca medievale fu coltivato il più ricco giacimento d’argento di Montieri.

Lo riconobbe lungo una rottura di pendio di una dozzina di metri, qui localizzò due antichi lavori minerari: la scala della Troja (una discenderia) e il pozzo della Troja (un pozzo) (Figg .3-4). Non giudicando sicuro svuotare i vecchi pozzi qui rinvenuti il Porte decise di scavare un nuovo pozzo che denominò «pozzo Leopoldo» in onore del Granduca di Toscana. Il filone della Troja giaceva su un piano verticale e quindi veniva perfettamente seguito nell’approfondirsi del pozzo.

porte montieriAl 30 settembre 1834 lo scavo era giunto a braccia 22 (circa 13 m). I minerali rivenuti durante gli scavi furono galena, contenente 1,5% di argento e sfalerite, contenente 1% di argento). La balza visibile guardando il versante è quasi verticale e ha una orientazione N135°. E’ verosimile che si tratti dello «strappo» citato dal Porte (Fig. 2). Tale orientazione è da associare a superfici di frattura (clivaggio) connesse con le pieghe appenniniche che corrugano le rocce della Successione toscana (vedi sezione geologica). Attualmente l’unica mineralizzazione rinvenibile in posto è costituita da cristalli di pirite disseminati nel quarzo.

porte montieriNella discarica sono stati rinvenuti: galena (solfuro di piombo) nelle fratture del macigno e sfalerite (solfuro di zinco), in una matrice carbonatica, entrambi argentiferi. Nei detriti sono altresì presenti blocchi di una breccia costituita da elementi di macigno cementati da quarzo (cataclasite?), in tal caso ciò indicherebbe l’esistenza di una faglia intraformazionale, la cui manifestazione superficiale era costituita dal filone argentifero della Troja completamente asportato e quindi non più visibile.