Il pozzo 3 si trova alla sommità di una estesa discarica detta “sterminato getto”, che occupa tutto il versante sottostante fino alla strada del Piano, prova evidente di una grande attività mineraria antica. Ciò indusse il Porte a svuotare il pozzo del Beato Giacomo nella speranza di rinvenire giacimenti vergini.
Il pozzo 4 (denominato pozzo Francesco in onore del Granduca di Toscana Francesco I), fu svuotato ed armato da Louis Porte nel 1834 per una profondità di 13 m (Figg.1-2).
Entrambi i pozzi, già scavati nel medioevo, si aprono nel Macigno ed intorno ad essi, e particolarmente intorno al pozzo 3, si ritrovano frammenti di rocce differenti appartenenti ai litotipi sottostanti al Macigno: Diaspri, Scaglia, Marne a Posidonomya, Calcare Massiccio.
Ciò testimonia che soprattutto il pozzo 3 si spingeva ad una profondità notevole tale da poter giungere a coltivare il giacimento argentifero presumibilmente ubicato nel Calcare massiccio e nelle fratture interessanti i litotipi soprastanti (vedi sezione geologica). La scarsa frequenza di ritrovamenti di minerali e la minuscola dimensione dei clasti sono caratteristiche comuni a tutte le discariche di Montieri. La spiegazione risiede nella modalità di alterazione dei minerali argentiferi e nelle tecnologie minerarie adottate:
• il minerale argentifero conteneva fino al 50% in peso di argento per cui la cernita avveniva in modo minuzioso, producendo frammenti di scarto di piccolissime dimensioni.
• i minatori medievali, scavando con mezzi manuali, si limitavano a raccogliere il minerale utile che era così accompagnato da poco sterile.
• la difficoltà dei trasporti incentivava solo il trasporto di minerale utile dalle miniere alla fonderia ed induceva i minatori ad una attenta cernita.