La notorietà storica di Montieri si deve quasi esclusivamente alla ricchezza di giacimenti minerari presenti nel territorio, soprattutto di elementi metallici (ferro, rame, piombo, zinco, argento) e di pirite. La plurisecolare attività mineraria ha costituito da sempre il «marchio» del territorio e, i minatori montierini erano rinomati in tutta Europa per la loro abilità.
LE MINIERE DI ARGENTO. I giacimenti sfruttati per circa 300 anni, si trovano a Montieri e Gerfalco. La mineralizzazione era discontinua e costituita da tre minerali contenenti argento nelle seguenti percentuali: tetraedrite (1,5%), galena (1,5%), sfalerite (1%).
L’alterazione della tetraedrite dava luogo ad una concentrazione significativa di argento, sotto forma di argento nativo e solfuro di argento, in alcuni casi, fino al 50% in peso del minerale.
LE MINIERE DI RAME. Gli antichi minatori di Montieri non coltivavano solo l’argento ma tutti i minerali metallici conosciuti (rame e piombo soprattutto). Giovanni Arduino nel ‘700 dette un impulso notevole alla coltivazione dei minerali di rame nelle miniere Merse e Carbonaie.
Da fine ottocento fino al 1910 era attivamente estratta la calcopirite (solfuro di rame e ferro) della miniera Merse da cui si produceva metallina grazie all’innovativo «metodo Conedera».
LE MINIERE DI ZINCO E PIOMBO (solfuri misti). Il piombo era un metallo conosciuto ed usato fin dagli etruschi; la coltivazione del minerale primario di piombo, ovvero la galena, attraversa infatti un tempo lunghissimo. La coltivazione dei minerali di zinco (sfalerite e smithsonite), viene avviata solo da fine ottocento poiché questo metallo non era utilizzato in precedenza.
LE MINIERE DI PIRITE. Dopo il 1910 e fino agli anni ‘90 del secolo XX la pirite rappresentò a Montieri l’unica attività mineraria superstite. La miniera Merse e i numerosi cantieri ad essa collegati, lasciarono il posto alla modernissima miniera di Campiano, all’avanguardia nella tecnologia mineraria del tempo. La chiusura delle attività estrattive fu indotta dal più economico utilizzo dello zolfo (ottenuto come sottoprodotto della lavorazione del petrolio) al posto della pirite per la produzione di acido solforico.