L’ingegnere francese Louis Porte (Tolone 8-12-1779/Firenze 6-07-1843) fondatore della «Società per la riattivazione delle antiche miniere toscane»,
decise di svuotare alcuni dei numerosi pozzini antichi di Montieri. Dagli indizi raccolti, il pozzo denominato «del Beato Giacomo» era tra quelli più promettenti.
Fece quindi costruire un castelletto (Figg. 1-2): si trattava di una struttura muraria di supporto alla macchina d’estrazione (un argano), mosso da una macchina a vapore, che avrebbe facilitato enormemente il lavoro di svuotamento del pozzo. Durante la ripulitura per la preparazione dello scavo il Porte rinvenne nei pressi del pozzo un antico lastricato di pietra (uno analogo fu trovato anche presso il Pozzo della Troja) che egli ritenne essere una piattaforma utilizzata per praticare la cernita «a bocca di pozzo» del minerale estratto.
Durante gli scavi, che portarono allo svuotamento del primo tratto del pozzo del Beato (per una profondità di 76 m), il Porte scoprì, a 68 m dalla superficie, una galleria lunga circa 10 m al termine della quale rinvenne un altro pozzo profondo 37,5 m. Per mancanza di fondi questa impresa non giunse a termine e il pozzo del Beato non fu svuotato completamente impedendo di accertarne la reale profondità. Sommando i due tratti dei pozzi svuotati dal Porte si deduce che il lavoro minerario antico si spinse ben oltre i 100 m, raggiungendo realisticamente il tetto del Calcare massiccio (vedi sezione geologica).