A cosa serve?
L’educazione ambientale (EA) serve per costruire una società sostenibile attraverso la formazione della cittadinanza e la promozione di comportamenti critici e propositivi verso l’ambientale. In ultima analisi serve a creare un rapporto empatico e gioioso tra le persone e l’ambiente.
Quando e come nasce
Non esiste una data di nascita ufficiale dell’Educazione Ambientale.
Alcuni ritengono che questa disciplina sia ufficialmente nata in occasione della Prima Conferenza Internazionale sull’Educazione Ambientale tenutasi a Tblilisi nel 1977. Altri, invece, ritengono che sia nata molto tempo prima, in un luogo e in tempo sconosciuto, allorquando davanti a una devastante catastrofe ambientale degli uomini e delle donne sensibili si siano dati da fare per “smuovere” le coscienze della gente per dare un futuro a questo pianeta.
L’Educazione ambientale, come disciplina nata dalla sensibilità delle persone, è in continua evoluzione ed è soggetta a una continua e costante revisione critica sia sui metodi che utilizza che sugli obiettivi che si prefigge. Invece, da sempre, l’Educazione Ambientale si caratterizza per il fatto di proporre, in relazione alla sensibilità delle persone, dimensioni educative profonde e rivolte al cambiamento sociale e personale nel rispetto delle differenze e per la costruzione di un mondo solidale, responsabile e migliore.
La storia dell’Educazione Ambientale
Il concetto di educazione ambientale è stato citato per la prima volta nel 1965 alla Conferenza di Bangkok come uno degli strumenti a cui fare ricorso per la conservazione della natura.
Nel 1972, a Stoccolma, nel documento della Conferenza dell’ONU, si inizia a parlare della necessità di tutelare l’ambiente per garantire progresso e sviluppo anche alle future generazioni.
Nel 1975, durante la Conferenza Unesco-Unep di Belgrado, è stato redatto un documento dal titolo “Schema mondiale per l’educazione ambientale” in cui è stato dato un carattere sociale alla funzione dell’educazione ambientale. L’Educazione ambientale deve trasmettere valori etici per una rielaborazione del rapporto tra uomo e suo simile e tra uomo e natura. Già in questo documento viene sottolineato il carattere multidisciplinare dell’educazione ambientale e il suo valore sociale, che investendo l’ambiente di vita, coinvolge le persone nei loro bisogni primari di sopravvivenza, salute e qualità della vita.
Nel documento conclusivo della Prima Conferenza Internazionale sull’Educazione Ambientale, tenutasi a Tblilisi nel 1977, si sottolinea l’importanza strategica dell’educazione ambientale e vengono definiti i paradigmi teorici della disciplina che dovrà essere:
- globale;
- multidisciplinare;
- impartita a tutte le età e ad ogni livello di educazione formale ed informale;
- rivolta a tutta la comunità
- capace di connettere la conoscenza all’azione attraverso un processo di assunzione della
- responsabilità;
- in grado di stimolare la presa di coscienza individuale per “dare il senso della continuità che collega l’atto di oggi alle conseguenze di domani”;
- in grado di dimostrare l’interdipendenza tra le comunità nazionali e la necessità del principio di solidarietà tra l’intera umanità.
A Mosca, nel 1987, il Congresso Unesco-Unep riconosce ribadisce che l’educazione ambientale deve essere orientata ai problemi concreti dell’ambiente umano in una prospettiva interdisciplinare. Particolare enfasi viene data all’importanza di una presa di coscienza collettiva, in quanto, la soluzione durevole dei problemi ambientali può avere luogo soltanto modificando i comportamenti della popolazione, attraverso una libera e cosciente interiorizzazione dei valori positivi per l’ambiente.
Nel 1988, l’Unione Europea affronta i temi dell’educazione ambientale nella Risoluzione del 24 maggio, in cui individua, come prioritario, l’inserimento dell’educazione ambientale in tutti i settori e programmi di attività.
Nel 1992 la conferenza dell’ONU su “Ambiente e Sviluppo” di Rio de Janeiro (Summit della Terra) e il Congresso Mondiale di Toronto per l’educazione ambientale e la comunicazione su ambiente e sviluppo, elaborano il documento di “Agenda 21”.
Nel capitolo 36 si stabilisce che l’educazione ambientale è uno strumento per la promozione dello sviluppo sostenibile. L’educazione viene così identificata come strumento primario per promuovere sistemi di vita e di produzione sostenibile, al fine di garantire un uso delle risorse distribuito equamente tra i popoli e tra le generazioni presenti e future.
Nel 1997, dopo la Conferenza internazionale dell’Unesco, con la Dichiarazione di Salonicco viene dato ampio spazio alla necessità di un rapido e radicale cambiamento di consumi e dei modelli di produzione. Tra le raccomandazioni è ribadita la necessità di investire nell’educazione per promuovere uno sviluppo sostenibile attraverso un processo di partecipazione e di apprendimento collettivo che coinvolge governi, autorità locali, università, imprese, consumatori, ONG, mezzi di informazione. Si sottolinea il ruolo della comunità scientifica nell’assicurare che i contenuti dell’educazione ambientale, intesa come educazione verso la sostenibilità, siano basati su dati certi e aggiornati.
A Fiuggi, nel 1997, i Ministeri dell’Ambiente e della Pubblica Istruzione, elaborano la “Carta dei principi per l’educazione ambientale” che rappresenta il primo documento del genere prodotto in Italia. La Carta si rivolge ai cittadini di ogni età come alla Pubblica Amministrazione, alle imprese come ai lavoratori, alle scuole come alle agenzie educative del territorio. La Carta propone orientamenti alla ricerca, alla riflessione, al confronto, sottolineando l’importanza della diffusione, qualificazione e socializzazione delle scelte pubbliche volte allo sviluppo sostenibile e, non ultimo, si integra con il processo di rinnovamento delle strutture educative del sistema formativo.
Sempre nel 1997 il Gruppo di lavoro della Commissione Europea produce il testo “Environmental Education in The European Union” che rappresenta una guida su quanto è stato realizzato fino ad allora nei paesi dell’Unione e da indicazioni su metodologie adottate e su come l’educazione ambientale è incorporata nei sistemi educativi nazionali.
Educazione Ambientale ed allo Sviluppo Sostenibile
Il 1992 è un anno importante per l’Ambiente, si tiene a Rio de Janeiro il primo Earth Summit (http://www.un.org/geninfo/bp/enviro.html ), quell che darò luogo pochi anni dopo al noto accordo di Kyoto del 1998 e che sarà rinegoziato nell’accordo sul clima a Parigi nel 2015. .
Si inizia così a parlare di Sviluppo Sostenibile e negli anni vira lentamente anche la declinazione educativa del tema.
Nell’ Educazione Ambientale ed allo Sviluppo Sostenibile si affiancano ai temi legati alla protezione di madre Natura e dell’Ambiente, i temi legati alla green economy, all’economia circolare, ai rifiuti zero al capitale naturale ed i suoi servizi ecosistemici.
Con l’avanzare della globalizzazione e della pressione di una ottusa crescita economica lineare, si impongono i temi della perdita della biodiversità, ma anche quelli della lotta alla povertà ed alla discriminazione, il tema di andare oltre il PIL per la misurazione del benessere e si afferma la consapevolezza della necessità di assicurare l’equità, l’inclusione e di preservare la diversità culturale a fianco di quella naturale.
Il Decennale UNESCO (2005 – 2014) per l’Educazione Ambientale ed allo Sviluppo Sostenibile
Il 1° marzo 2005, presso la sede delle Nazioni Unite a New York, è prevista l’apertura ufficiale del decennio dedicato all’educazione allo sviluppo sostenibile, proposto a Johannesburg alla fine del 2002. Le dimensioni, le metodologie, i valori su cui si fonda l’educazione allo sviluppo sostenibile sono illustrate in un documento elaborato dall’UNESCO (United Nations Decade of Education for Sustainable Development). Sarà, infatti, l’UNESCO a coordinarne a livello internazionale la diffusione e implementazione, dal 2005 fino a tutto il 2014. L’Europa e il Nord America, e quindi anche l’Italia, hanno già preparato una loro strategia di implementazione – con il coordinamento dell’UNECE, la Commissione Europea per l’Economia delle Nazioni Unite – che verrà presentata e probabilmente approvata a Vilnius a fine marzo.
Il documento dell’UNESCO sull’educazione allo sviluppo sostenibile
Il documento United Nations Decade of Education for Sustainable Development, infatti, propone una visione dell’educazione allo sviluppo sostenibile che:
sottolinea il ruolo di agente di cambiamento che possono svolgere le istituzioni quando fondano il loro operato su principi di democrazia e partecipazione;
ripropone un’attenzione alle risorse e alla fragilità dell’ambiente, e sottolinea i limiti della crescita economica e il suo impatto sulla società e sull’ambiente;
pone al centro i valori del rispetto per gli altri, incluse le generazioni future, per le differenze e le diversità, per l’ambiente, per le risorse del pianeta;
si propone come interdisciplinare e olistica, rilevante localmente ma attenta ai problemi locali, avente come obiettivo il pensiero critico e come strumento una varietà di metodologie;
include tutte le sfide che in questo periodo lo sviluppo dell’umanità deve affrontare: dalla povertà alla pace, dalla differenza di genere ai diritti umani alla comprensione interculturale, dalla salute ai cambiamenti climatici, dall’urbanizzazione all’economia di mercato;
si rivolge a tutti e a tutte le età e include, quindi, non solo l’educazione formale ma anche l’educazione non formale e informale in una prospettiva di apprendimento lungo tutta la vita.