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La Storia del Territorio

La dismissione dell’attività mineraria nel XX secolo

A partire dagli anni ‘80 si consolidò progressivamente il processo di contrazione dell’attività e del numero dei lavoratori occupati, che si concluse definitivamente con le dismissioni degli impianti minerari dei primi anni ’90.

La causa principale della chiusura delle attività fu la diminuzione della concorrenzialità sul piano internazionale del minerale estratto e lavorato nel territorio, in modo particolare della pirite, e con la sua sostituzione con lo zolfo (ricavato come sottoprodotto nei processi di raffinazione del petrolio) come materia prima nella produzione di acido solforico.

Questo determinò anche il ridimensionamento e poi la riconversione tecnologica dell’impianto di trasformazione per la produzione di acido solforico di Scarlino, che aveva costituito un efficace esempio di verticalizzazione produttiva ed uno dei fenomeni più rilevanti della chimica italiana.

Questo processo coincise con la crisi della siderurgia a Piombino, contribuendo in modo determinante alla grave crisi economico-occupazionale del bacino e del territorio provinciale di Grosseto.

A partire dai primi anni ’90 iniziò l’inesorabile processo di diminuzione progressiva dei lavoratori e la dismissione degli impianti minerari.

Attraverso l’utilizzo di risorse messe a disposizione dall’allora Ministero dell’Industria è stato possibile sostenere i primi progetti ed i primi investimenti per il recupero delle aree minerarie anche a fini di valorizzazione culturale  dei beni minerari (il Parco).

Dal 1993 al 1999 i comuni delle Colline Metallifere, dopo aver ottenuto i fondi necessari, hanno cominciato a realizzare gli studi per la fattibilità per i recupero e la valorizzazione con fini culturali e turistici dei compendi ex minerari.

Da sottolineare che, per effettuare il recupero e gli investimenti, i Comuni del Parco hanno dovuto ottenere in primis la disponibilità dei beni solitamente di proprietà privata o vincolati. Al momento sul territorio le risorse investite direttamente da Comuni, dai fondi regionali, nazionali, dell’Unione Europea e dalla società mineraria che si occupa delle bonifiche e della messa in sicurezza delle aree minerarie dimesse ammontano a circa 130 milioni di euro. I lavori relativi ai primi  investimenti sono stati realizzati a partire dalla fine degli anni ’90 del secolo scorso. In generale i Comuni avevano inserito nei propri piani triennali il recupero e la valorizzazione delle aree minerarie.

L’assenza del Parco avrebbe fatto correre il rischio di vedere realizzati interventi scollegati tra di loro senza alcun coordinamento di contenuto e di gestione vanificando in questo modo l’enorme portata culturale della lettura del paesaggio delle Colline Metallifere nella sua completezza.